sabato 16 maggio 2009

Come si dice a Roma, una presa a male...

In questi ultimi giorni, ho sperimentato morti e risurrezioni in rapida successione. Mi sento più confusa di Battiato, quando cercava un centro di gravità permanente...E dalla scorsa domenica, di tanto in tanto, si riaffaccia questo senso di spossatezza e di incapacità a stare "davvero" a contatto con gli altri; le parole con cui ho cercato faticosamente di spiegare, a mio fratello o a mia zia, il motivo per cui non mi ero presentata al pranzo organizzato per la scorsa settimana sono state alla fine quelle di Ungaretti, nella poesia "Natale". E quindi le metto qui, una sorta di biglietto di scuse che chissà come, chissà quando, chissà se qualcuno potrà trovare.


Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

5 commenti:

fabio r. ha detto...

una delle mie poesie preferite, oddio, oggi a leggerla così, mentre fuori è un caldo africano, fa un po' strano... ma mi piace!
sulla tua apatia temporanea io sono l'ultimo dei consiglieri, eletto presidente degli asociali italiani (P.A.I.) dai pochi amici non posso proprio tirarti molto sù, però ti capisco. ciao

Penny Lane ha detto...

Il mio presidente preferito.... ;-)

Il guaio è che non mi serve qualcosa per tirarmi sù: mi occorre semplicemente uscire da questo loop di sfiga. E se potessi, scapperei da me stessa seduta stante: aveva ragione quella maledetta epistola a Bullazio di cui parlava Dressel...

Baol ha detto...

Non che io sia molto nel mondo, ultimamente...

Penny Lane ha detto...

Tu sei nel mondo, Baolino, ma sai trovare anche le parole che lo rendono più bello e meno difficile da affrontare. Forse perché hai gli occhi giusti per vederlo così. Un abbraccio.

Baol ha detto...

Grazie!!!