sabato 7 giugno 2008

From me to you

Tutto il lavoro di questi giorni, l'assegnazione di un posto e di un'importanza a tutte le cose che hanno composto il mio microcosmo qui a Saalfelden nel corso di 3 stagioni, l'impacchettamento frenetico di 8 mesi della mia esistenza...mi hanno fatto riflettere un pochino sulla vita.

Niente dialoghi sopra i massimi sistemi, questo no, e nemmeno interrogativi sul senso della vita...Solo dei pensieri che mi sembra abbiano attraversato per la prima volta il mio cervello, almeno in forma cosciente.
Ma più che di pensieri, forse si è trattato solo di una sensazione netta: quella che ho provato nel realizzare il "volume", lo spazio che ogni essere umano occupa sulla faccia della Terra: lui ed i suoi oggetti.


Ho spedito più di 100 kg di roba a casa! E mi domando dove potranno trovare posto, soprattutto in una magione già sovraffollata di cianfrusaglie come la nostra...
100 kg. Una quantità da supermercato. Ed ho ancora un bel po' di cose che porterò a dorso di mulo (leggasi mulo come "la sottoscritta"...anche se forse il termine che mi descrive meglio è somara), il trolley, lo zaino col computer e un po' di scartoffie, una borsa a tracolla, un'altra borsa, le mie bellissime orchidee...Non sforzatevi ad immaginare quale possa essere la mia mise con tutti questi contenitori addosso: con ogni probabilità, nel giro di due giorni troverete in rete qualche foto postata da chi si sarà divertito a riprendermi come un fenomeno da baraccone...Venghino, signore e signori, la favolosa donna-carriola direttamente dalle nevi degli Alti Tauri!!! :-)))

Eppure questa donna minuscola è riuscita ad accumulare tante di quelle "masserizie", come le abbiamo soprannominate io ed Elettra, che sarebbero bastate per un intero villaggio di emigranti...E, se vado avanti di questo passo, rischio davvero che siano l'unica cosa che lascerò ai posteri (oltre alle pagine di questo blog ancora traballante e ad uno sbiaditissimo ricordo nelle menti dei miei ex-allievi, se proprio sono fortunata).

Un inutile mucchio di oggetti. Che lasciavano il loro armadio, scaffale, scrivania per finire inghiottiti nei buchi neri degli scatoloni crucchi.
E la mia domanda spontanea è stata: ma c'è altro nella mia vita, oltre a questi oggetti? C'è qualcosa che gira per il mondo e mi rappresenta, proviene da me, occupa un posto ed uno spazio?

La risposta è no. Non ho ancora creato una musica, cantato dei versi, scritto un libro...Non ho ancora dato vita a nulla.
Oddio, c'è qualche poesiola scritta su un quadernino che risale alle elementari e all'inizio delle scuola medie...ce ne dovrebbe essere qualcun'altra su un'agendina che invece data ai tempi del liceo...esisteranno i miei temi o delle tesine scritte per corsi e seminari vari...tutte cose però che non vedranno la luce del sole...se non hanno già incontrato il loro ultimo giorno in qualche luogo per il macero.
Credo che una parola possieda valore nel momento stesso in cui viene pensata e scritta....

A word is dead
when it is said,
some say.

I say
it just begins to live
that day.

Mi pare che la poesia di Emily dicesse proprio queste parole...non ricordo con esattezza se la versificazione fosse questa, non me ne vogliate in caso di errore.

Ma d'altra parte, credo che in questo caso vada applicata una "verità sulla verità" di...Voltaire (??). [Oggi è la giornata delle citazioni famose, a quanto pare; se poi sbaglio qualche virgola, o le attribuisco alle persone sbagliate, chiedo venia.]

"Non è abbastanza per la verità essere vera. La verità deve essere detta."

E' uno dei princìpi a cui impronto la mia vita. Se qualcuno tra voi lettori di queste righe mi conosce, sa (probabilmente per esperienza personale pagata a caro prezzo) che "io devo sempre dire la verità". Anche se nel 90% dei casi
a) non mi viene richiesta;
b) serve solo a darmi la zappa sui piedi e/o ad indisporre le persone nei miei confronti;
c) la reazione che ottengo è quella delle tre scimmiette, che non vedono-non sentono-non parlano, o quella degli struzzi che non perdono neanche il tempo a togliere la testa dalla sabbia, per poi rinfilarcela a tempo di record. (Della serie "tanto, me stanco e basta!")

Ma tanto faccio spallucce e continuo a dire quello che penso, pure se la cosa comporta non pochi fraintendimenti e musi lunghi anche da parte di persone a cui tengo.

Credo che il discorso sulla verità possa essere applicato anche alle parole in generale. E all'arte.
Si ha un bel dire che "si scrive innanzitutto per se stessi" (si può a proprio gusto sostituire il termine scrive con canta, suona, compone, dipinge, scolpisce, filma, recita, fotografa e con altri verbi che al momento mi sfuggono).
Per quanto mi riguarda, è vero ed è anche essenziale il fatto che si tratti di un impulso di matrice fondamentalmente egoistica. Da pseudo-cantante quale sono, lo so benissimo che canto perchè mi piace farlo (e mi piace fisicamente), perchè mi porta altrove, perchè mi fa stare bene, perchè mi permette di esprimermi, perchè mi fa vivere emozioni diverse, perchè mi induce al movimento, perchè mi fa sorridere, perchè mi sembra che rivesta di colori più lucenti la realtà che ho intorno.... Avete notato quanti "mi" ci sono nelle ultime 5 righe??? :-DDD
Ben venga che ci siano queste motivazioni, o altre ancora, sempre rigorosamente auto-referenziali, a spingere qualcuno ad esprimersi.

Se l'origine dell'impulso è questa, non lo è però la destinazione, la realizzazione della spinta iniziale.
Perché nessuno scrive dei versi per bruciarli o cancellarli subito dopo? Perché tutti cantano per essere ascoltati? Perchè un musicista annota un pezzo che gli viene alla mente?
(Tralascio gli esempi relativi alle arti figurative, perchè di solito tra di loro si trovano meno individui intelligenti.... ;-pppp Mi riferisco al fatto che "tra gli artisti" si annoverano anche individui che "non creano" qualcosa o altri che "distruggono o consumano" quello che hanno creato (con la vistosa eccezione dei fotografi) per dimostrare che bla bla bla bla...Scrittori, musicisti, cantanti, attori e le vistose eccezioni di cui al rigo precedente, invece, hanno ben chiaro il valore di ciò che creano...e questo li rende benemeriti ai miei occhi.)

Quello che cercavo verbosamente di dire qui sopra è che l'arte è comunicazione. E' una modalità di trasmissione. E come tale, richiede l'utilizzo di un codice (quasi) simultaneamente comprensibile da parte di chi trasmette e di chi riceve il messaggio...
E' questa la ragione per cui mai appoggerò i tipi alla Dario Fo (e nemmeno Enzo Jannacci, se è per questo..niente di personale ma, quando l'ho sentito l'anno scorso a teatro, è stata un'immane fatica capire semplicemente cosa stava dicendo....e non per il dialetto milanese...ha sbiascicato come un alcolizzato per la maggior parte del tempo): se vuoi che il mondo non ti comprenda, sei padronissimo di seguire questa direzione. Però poi non romperci l'anima col fatto che la tua sia arte incommensurabile, non alla portata di tutti, scomoda o , con termine brechtiano, "non-gastronomica". Niente alibi per incapacità e mediocrità, plìz.

Si scrive, compone, canta, fotografa, cucina anche e soprattutto per gli altri. Tutto ciò che esce da noi è un modo di entrare in contatto col resto del mondo. Anche il semplice respiro è un nostro "messaggio" che al mondo può piacere o dar fastidio: c'è bisogno di spiegare questo postulato? Basta pensare al vuoto che ti si può creare intorno quando hai l'alito cattivo....o all'odio che ti attiri se sei un russatore incallito. A me personalmente dà fastidio persino una brutta voce (che ce volete fà, c'ho l'orecchio musicale! ;-p) oppure uno che parla tirando il fiato come se avesse l'asma (e magari ce l'ha pure, l'asma...)!!!!

Beh, lo sproloquio termina qui. Tutto è scaturito dal ritrovarmi alla ormai veneranda età di 27 anni (sì, veneranda. Oh, gente: Mozart è passato a miglior vita a 35, Gesù a 33 e John Lennon non mi ricordo...ma pressappoco...)ancora con quel potenziale che all'epoca era sembrato enorme...e che invece, come le montagne di cui parlava Orazio, non ha partorito che un minuscolo topo.


Per questo motivo, vi trasmetto una perla di saggezza, che mi ha fatto nascere un sorriso quando l'ho ricevuta...e che forse potrà ridarvi slancio e decisione nei momenti in cui ne avrete bisogno.
Si tratta della

"Filosofia del barattolo di maionese e delle palline da golf"

Un professore di filosofia si trovava nella sua classe: sulla cattedra c'erano alcuni oggetti. Quando la classe cominciò a far silenzio, il professore prese un grande barattolo di maionese vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf; chiese poi agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi risposero che lo era.
Il professore allora prese un barattolo di ghiaia e la rovesciò nel barattolo di maionese, lo scosse leggermente e i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti tra le palline da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi concordarono che lo era.
Il professore prese allora una scatola di sabbia e la rovesciò nel barattolo: ovviamente la sabbia si sparse ovunque all'interno. Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero con un unanime 'sì'.
Il professore estrasse quindi due bicchieri di vino da sotto la cattedra e rovesciò il loro intero contenuto nel barattolo, andando così effettivamente a riempire gli spazi vuoti nella sabbia; gli studenti risero.
"Ora", disse il professore non appena la risata si fu placata, "voglio che consideriate questo barattolo come la vostra vita; le palle da golf sono le cose importanti: la vostra famiglia, i vostri bambini, la vostra salute, i vostri amici e le vostre passioni, le cose per cui, se anche tutto il resto andasse perduto, e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena; i sassolini sono le altre cose che hanno importanza come il vostro lavoro, la casa, la macchina... la sabbia è tutto il resto, le piccole cose.
Se voi mettete nel barattolo la sabbia per prima, non ci sarà spazio per la ghiaia e nemmeno per le palle da golf. Lo stesso vale per la vita. Se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio per le cose che sono importanti per voi.
Prestate attenzione alle cose che sono indispensabili per la vostra felicità; giocate con i vostri bambini, godetevi la famiglia e i genitori finché ci sono.... portate il vostro compagno/a fuori a cena... e non solo nelle occasioni importanti ! Tanto ci sarà sempre tempo per pulire la casa o fissare gli appuntamenti.
Prendetevi cura per prima cosa delle palle da golf, le cose che contano davvero. Fissate le priorità... il resto è solo sabbia."

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise: 'Sono felice che tu l'abbia chiesto. Serve solo per mostrarvi che, non importa quanto piena possa sembrare la vostra vita, ci sarà sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico'.

Condividete questa filosofia con un vostro amico. E magari offritegli un bicchiere di vino! :-)))

5 commenti:

fabio r. ha detto...

ottima filosofia, io conoscevo la versione con la birra...

Ciao

Penny Lane ha detto...

Ma la birra fa crescere una bella panzotta... :-)))
Meglio un buon bicchiere di vino, che non ha effetti collaterali! ;)

Scorpio79 ha detto...

Beh, aveva ragione il tuo amico, scrivi dei post un attimino lunghi. Tuttavia questo l'ho letto tutto, anche se vista l'ora ci ho capito poco... Magari domani torno e lo rileggo con un po' più di cervello...

Un saluto da un collega viaggiatore grandissimo amante dei Pink Floyd e dei Beatles. Ciao Scorpio79

Baol ha detto...

Acnhe io, come fabio la conoscevo come filosofia della birra...ma è sempre bella da leggere!

Buon weekend

Penny Lane ha detto...

Grazie, Mastro Baol!!! Sei passato davvero... :-)))) Temerario!
I tuoi auguri hanno fatto effetto: dal 19 giugno ad oggi, sono stata in vacanza, prima Francia, poi Spagna e poi Roma...Ma ora sotto con la tesi. Banzai!!!
In bocca al lupo per l'odissea dell'alloggio a Milano...ne so qualcosa, di queste ricerche epiche... :)

A presto, poeta!

Penny Lane